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DIPENDENTI PUBBLICI: I DIRITTI

I dipendenti pubblici sono titolari di una serie di diritti relativi all'attività lavorativa. In questo articolo vi spieghiamo quali sono.

01 Dicembre 2020

3' di lettura

DIPENDENTI PUBBLICI: I DIRITTI

I dipendenti pubblici, come qualsiasi altra categoria di lavoratori, sono titolari di una serie di diritti e doveri relativi alla propria attività lavorativa. In questo articolo prendiamo in esame i principali diritti di cui godono i dipendenti pubblici in modo da fare maggiore chiarezza sull’argomento.

Per prima cosa va specificato che i diritti in capo ai lavoratori della pubblica amministrazione si dividono in due categorie:

  • Diritti patrimoniali: diritti che riguardano gli interessi economici della persona, cioè il suo patrimonio.
  • Diritti non patrimoniali: diritti che attribuiscono al titolare un vantaggio o una qualità di carattere non economico. Questo vantaggio quindi non può mai essere espresso in una somma di denaro.

Dipendenti pubblici: diritti patrimoniali

I diritti patrimoniali, avendo per oggetto entità di tipo economico, sono quelli relativi allo stipendio e alla pensione.

I principali diritti patrimoniali sono:

  • compensi per lavoro straordinario (che si aggiungono al regolare stipendio);
  • indennità (in caso di lavori svolti in condizioni di particolare responsabilità, disagio o pericolo);
  • aumenti retributivi (di tipo orizzontale o verticale) dovuti a scatti di categoria di inquadramento;
  • diritto a godere di permessi retribuiti, in particolare otto giorni all’anno per partecipare a concorsi od esami, tre giorni consecutivi dopo la nascita dei figli (o anche per lutto o grave infermità del coniuge o di parenti entro il secondo grado ed affini entro il primo grado), 15 giorni consecutivi in occasione del matrimonio ed, infine, previa domanda, 36 ore annue per l’assistenza ai portatori di handicap.

I diritti non patrimoniali

Tra i diritti non patrimoniali dei dipendenti pubblici possiamo invece annoverare:

  • diritto all’Ufficio, vale a dire il diritto a mantenere il proprio posto di lavoro o, nel caso in cui il dipendente risulti in esubero, la conclusione del rapporto di lavoro nel rispetto delle garanzie fissate dalla legge.
  • diritto al riposo settimanale: non può essere inferiore alle 24 ore e deve corrispondere, se possibile, con la domenica.  Il dipendente ha diritto, per ogni anno di servizio, ad un periodo di ferie retribuito (32 giorni lavorativi +  4 giornate di riposo).
  • diritto della dipendente incinta di assentarsi dal lavoro a partire dai due mesi precedenti e nei tre mesi successivi al parto;
  • congedi parentali, fino ai primi otto anni di vita del bambino;
  • congedi familiari (in caso di gravi problemi familiari possono assentarsi dal posto di lavoro per un periodo non superiore ai due anni, anche se in questo periodo non avranno diritto ad alcuna retribuzione);
  • diritto ai congedi formativi (è riconosciuto ai dipendenti pubblici che hanno maturato almeno cinque anni di servizio) senza retribuzione per un periodo che non superi gli 11 mesi;
  • diritto all’aspettativa, per un periodo di massimo 12 mesi in un triennio (motivata, ad esempio, da problemi personali o familiari, dottorati di ricerca, avvicinamento al coniuge che lavori all’estero). Il periodo di aspettativa non è retribuito e non è conteggiato nel calcolo dell’anzianità di servizio;
  • diritto di esercitare attività sindacale e di scioperare, con obbligo di comunicare l’adesione allo sciopero con un preavviso non inferiore ai dieci giorni;
  • il diritto alla conservazione del posto di lavoro per un periodo di 18 mesi in caso di infortunio o malattia.

Questi sono i principali diritti di cui godono i dipendenti pubblici. Ricordiamo che la legge Italiana (DPR 180/1950) stabilisce anche il diritto per i dipendenti pubblici e statali di poter accedere alla cessione del quinto, un particolare tipo di prestito con trattenuta diretta della rata dallo stipendio.

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