In caso di morte chi paga la cessione del quinto? E’ una domanda che molti consumatori si fanno prima di stipulare questo tipo di prestito. Se anche tu vuoi saperne di più, continua nella lettura dell’articolo e ti spiegheremo chi paga il debito residuo della cessione del quinto in caso di morte.
Cessione del quinto e polizze assicurative
La cessione del quinto è un prestito la cui rata non può superare il 20% dello stipendio o pensione mensile netti. La rata non viene versata dal cliente che sottoscrive il prestito ma dal suo datore di lavoro o ente previdenziale. Queste sono le caratteristiche principali del finanziamento.
Molti però non sanno che la cessione del quinto è coperta per legge da due tipi di polizze:
- rischio impiego: il rischio che la persona che ha sottoscritto il prestito perda il lavoro prima della data prevista per la fine del contratto di finanziamento.
- rischio vita: il rischio che la persona che ha sottoscritto il prestito muoia prima della data prevista per la fine del contratto di finanziamento.
La polizza sulla vita è un contratto a capitale decrescente e a premio unico iniziale.
Questo vuol dire che il premio deve essere versato nella sua totalità quando si stipula il contratto di finanziamento. Nel tempo il capitale riconosciuto al beneficiario si riduce.
Da un lato tutela la banca o la finanziaria contro il rischio di insolvenza e dall’altro garantisce il debitore e, soprattutto i suoi eredi, in caso di morte.
Va ricordato che queste polizze sono obbligatorie per legge: una cessione non può essere erogata se non ha delle polizze abbinate a copertura dei due rischi. Ovviamente nel caso della cessione del quinto pensionati pensionati la polizza che viene stipulata è una sola, quella contro il rischio premorienza.
Cessione del quinto: chi paga in caso di morte
In caso di premorienza il debito restante viene quindi saldato dalla compagnia assicurativa, sia per i dipendenti che per i pensionati.
Gli eredi del debitore possono quindi dormire sonni tranquilli: l’istituto di credito non si può rivalere nei loro confronti per il recupero del debito residuo. Ma non sempre è così.
Nel contratto possono essere previste delle cause di esclusione. Quindi, qualora il decesso del debitore sia riconducibile a una di queste cause, non si può ritenere valida la copertura assicurativa, e la banca o finanziaria dovrà essere rimborsata dagli eredi.
Le principali cause di esclusione
Le principali cause di esclusione sono:
- La morte del debitore dovuta a un comportamento doloso;
- Il suicidio del contraente, se questo si verifica nei 24 mesi successivi alla data in cui la polizza è stata sottoscritta;
- Morte dovuta a condizioni di salute gravi già segnalate in fase di sottoscrizione del contratto. Le compagnie assicurative chiedono un’autocertificazione al debitore, in cui devono essere specificati i dati anagrafici insieme alle informazioni relative allo stato di salute. Qualora dall’autocertificazione emerga una patologia grave o altri elementi di rischio clinico, è facoltà della compagnia assicurativa escludere specifiche cause di morte dai casi che la polizza copre. Tutto è già chiaro prima della firma.
Il calcolo della polizza
Ci sono diversi fattori che incidono sul calcolo del premio della polizza:
- L'età;
- Il sesso;
- Le condizioni di salute;
- La condizione lavorativa;
- La durata del finanziamento.
Il costo della polizza è quindi più basso per i prestiti di breve durata e aumenta man mano che il periodo di rimborso si allunga.
La polizza assicurativa è uno dei costi che maggiormente incide sull’importo totale che il cliente dovrà restituire per ripagare il debito.
Se hai bisogno di maggiori informazioni sull’argomento non esitare a contattarci, i nostri consulenti sono sempre a tua disposizione.